Dyeing is a matter of eye
Ogni giorno, svegliandoci e preparandoci per affrontare la giornata, apriamo l’armadio e scegliamo ciò che esprime al meglio il nostro umore e la nostra personalità. Si tratta, da un punto di vista sociologico, di un modo per trasmettere il proprio stato d’animo alle persone che ci circondano; che la nostra sia una scelta ponderata o semplicemente dettata da una necessità, il colore che decidiamo di indossare durante il corso della giornata avrà un ruolo importante in ciò che comunichiamo agli altri e impatterà sull’immagine che diamo di noi stessi. Durante questi primi mesi di master abbiamo imparato come la tecnicità dei processi produttivi, ligi a precisi modelli matematici atti a implementare la produzione, si concili con la percezione emozionale che pattern e sfumature esercitano sulla sensibilità del cliente. Abbiamo avuto la splendida occasione di ammirare da vicino questo sistema produttivo durante il nostro terzo stage in tintoria: giunto al termine, dopo una settimana trascorsa presso alcune delle più importanti tintorie del territorio biellese, possiamo dire che i coloranti, per noi, non hanno più alcun segreto! Cinque giorni intensi, impegnati nella scoperta dei diversi passaggi necessari alla tintura del materiale, da fiocco a prodotto finito, ci hanno permesso di approfondire tutti quegli aspetti analizzati durante le lezioni e che, grazie a questa esperienza, abbiamo avuto l’opportunità di seguire di persona. Ci siamo messi in gioco e abbiamo provato ad allinearci alla mentalità del lavoro, affiancati dai consigli dei professionisti del settore: è stato interessante osservare come dei difetti appena percepibili, da un occhio poco allenato, siano invece in grado di bloccare un’intera caldaiata! Una fiamma rossa, un viraggio verde, un sottotono giallo, sono sottili dettagli che fanno la differenza e cambiano completamente la tonalità delle tinte da riprodurre. L’obiettivo è quello di ricreare un colore quanto più simile a quello del campione fornito dal cliente, senza dimenticare i limiti di questo processo: i pigmenti non aderiscono allo stesso modo su tutte le fibre, motivo per cui un giallo fluo su un capo di lana non risulterà mai brillante quanto su un indumento di poliestere.
Siamo stati piacevolmente coinvolti nella fase di analisi del colore, durante la quale ci è stato spiegato come la retina di una persona più giovane è più limpida e dunque più obiettiva nel giudizio sul colore: dotati di lampada D65 e circondati dal team del laboratorio di tintoria, abbiamo allenato l’occhio individuando fiamme e difetti di produzione, spesso tratti in inganno da differenze minime ma non per questo meno significative. Ogni nostra domanda ha trovato risposta, ogni curiosità è stata soddisfatta con sincera disponibilità; ci siamo sentiti parte di un gruppo dinamico e sempre bendisposto a ritagliarsi uno spazio da dedicare a noi e ai nostri interessi. Ci teniamo pertanto a dimostrare tutta la nostra gratitudine a coloro che ci hanno permesso di essere protagonisti di un’esperienza unica, che custodiremo e porteremo con noi nel percorso di crescita che dobbiamo al Master. Un sentito grazie a Botto Giuseppe e Figli, Tintoria & Finissaggio Ferraris e Gruppo Ermenegildo Zegna.
Every day, waking up and preparing to face the day, we open the closet and choose what best expresses our mood and personality. From a sociological point of view, it’s a way to convey our mood to the people around us; whether it is a weighted choice or simply dictated by a need, the colour we decide to wear during the day will play an important role in what we communicate to others and will impact on the image we send of ourselves. During these first months of the master we learned how the technicality of the production processes, thanks to precise mathematical models that implement the production, is linked to the emotional perception that patterns and nuances exert on the sensitivity of the customer.
We had the wonderful opportunity to admire this production system up close during our third internship in the dyehouse: after a week spent at some of the most important dyers in Biella, the dyes no longer have secret for us! Have been five intense days, engaged in the discovery of the different steps necessary to dye the material, from staple to finished product, which has allowed us to deepen all those aspects analyzed during the lessons. We got involved and tried to align ourselves with the mentality of the work, supported by the advice of professionals: it was interesting to observe how barely perceptible defects, from an untrained eye, are able to block an entire boiler! A red flame, a green color change, a yellow undertone, are subtle details that make the difference and completely change the hue of the colors to be reproduced. The goal is to recreate a color as similar as the sample supplied by the customer, without forgetting the limits of this process: the pigments do not adhere equally to all fibers, which is why a fluorescent yellow on a wool garment will never be as shiny as on a polyester item. We were pleasantly involved in the colour analysis phase, during which we learned that the retina of a younger person is clearer and therefore more objective in the judgment on colour: equipped with a D65 lamp and surrounded by the team of the dyeing laboratory, we trained the eye by identifying flames and production defects, often misled by minimal but no less significant differences.
Every question was answered, every curiosity was satisfied with sincere availability; we felt part of a dynamic group always willing to carve out a space just for us and our interests. We therefore want to show all our gratitude to those who allow us to be protagonists of a unique experience, which we will keep with us on the growing path that we owe to the Master. A heartfull thanks to Botto Giuseppe and Figli, Tintoria & Finissaggio Ferraris and Gruppo Ermenegildo Zegna.